Logoterapia e Analisi Esistenziale

Il termine logoterapia fa riferimento a una psicoterapia centrata sul significato. Il termine greco logòs, infatti, non significa solamente parola (da cui la facile confusione che si ingenera con il termine “logopedia”, branca della medicina che si occupa di studiare il linguaggio e le sue eventuali problematiche) ma anche “senso, significato”.

Viktor E. FranklViktor Emil Frankl (1905-1997) fu il grande psichiatra ebreo – scampato a quattro campi di sterminio nazisti – che ideò questa prassi psicoterapeutica, considerata la “Terza Scuola di Psicoterapia Viennese”, dopo quelle di Freud e di Adler e definita Logoterapia e Analisi Esistenziale che, in una visione olistica dell’uomo, è volta a trattare non solo le problematiche di natura biologica e psichica, ma anche quelle di natura esistenziale. Perché è proprio a partire da quella che Frankl definisce l’ “ontologia dimensionale”, che l’uomo va compreso e aiutato alla luce della triplice dimensionalità che lo caratterizza: livello biologico, livello psichico, livello spirituale.

Ed è proprio il terzo livello, quello spirituale, che caratterizza l’uomo nella sua specificità di essere che si decide, orientato ai valori, alla scoperta di un compito, di un significato che gli si rivela nel vissuto della concreta situazione in cui “è gettato”.

In tal senso l’approccio frankliano, in una visione dell’uomo come artefice di se stesso e responsabile della propria esistenza, stimola il paziente a ricercare dei significati, aiutandolo a rispondere, momento per momento, a quanto la vita gli chiede, anche dinanzi alla sofferenza. Così Frankl si esprime a proposito del significato, in un’intervista rilasciata nel 1990, in occasione del suo novantesimo compleanno: “ Certo, in quanto psichiatra  non posso prescrivere un significato, così come si prescrive un farmaco con una ricetta. Piuttosto, ritengo che sia possibile mettere a disposizione di una persona delle tecniche precise che le permettano di trovare la strada e di portarla là dove può trovare un senso del tutto spontaneamente”.

Non riuscire a scorgere la vita come un compito, conferendole, perciò, un significato in ogni circostanza che la caratterizzi, rischia di far percepire alla persona quel senso di assurdità e di vuoto che Frankl definisce “vuoto esistenziale”.

Questa visione dell’uomo permette, perciò, di opporsi ad ogni riduzionismo (biologismo, psicologismo, sociologismo ed anche spiritualismo) che voglia far apparire la condotta umana come riconducibile a mera reazione a stimoli di natura diversa e l’uomo, all’interno di una visione nihilistica, come un homunculus, schiavo di impulsi e condizionamenti.

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